Intervista a Elena Cerruto. A cura di Agnese Piacenza, Diplomanda Sarabanda
Quali condizioni e quali motivazioni ti hanno guidata nello scegliere di proporre un percorso di DMT tra Oriente e Occidente individuale piuttosto che di gruppo?
Stiamo vivendo in un periodo storico particolare: per la prima volta vengono date restrizioni specifiche obbligatorie sulla distanza tra le persone. Nella DMT di gruppo una parte essenziale del lavoro consiste nel rendere le persone consapevoli del loro spazio personale e dell’importanza e dei significati dello spazio interpersonale. Incontri contatti e trasformazioni permettono di sentire la libertà di compiere scelte precise.
La DMT tra Oriente e Occidente porta naturalmente le persone ad ascoltarsi in una dimensione profonda che può diventare intima, sia che si incontrino parti di sé, sia nella vicinanza con gli altri nelle fasi di attunement e di rispecchiamento.
Si potrebbe obiettare che i materiali con cui a volte pratichiamo possano supplire, nel loro aspetto simbolico, alla mancanza di una vicinanza libera ma credo che, al contrario, questo contatto attraverso la sensibilità della pelle possa rendere le persone ancora più consapevoli della mancanza di una libertà a cui si rinuncia con dolore.
E’ strano pensare che la mia generazione sia passata dall’amore libero all’AIDS, sperimentando una paura che ha reso meno liberi i rapporti. Ho perso tanti Maestri di danza, colpiti nel corpo prima che potessero donare e trasmettere attraverso la vicinanza un sentire che passa solo da vicino. Un mio Maestro mi disse un giorno che le mani dell’insegnante sono come uno specchio. Attraverso il contatto l’allievo memorizza la sensazione della postura corretta.
In questo periodo agli allievi di danza non ci si può nemmeno avvicinare e tantomeno agli utenti di danzaterapia. In genere non tocco le persone ma ora mi troverei nel ruolo di chi deve impedire ai partecipanti al gruppo di avvicinarsi tra loro.
Molte volte sollecito le persone a respirare, a sentire la pelle come un terzo polmone che respira. Amo anche dire: “l’aria che respiriamo è la stessa per tutti”! Quest’ultima frase di questi tempi scatenerebbe il panico!
Quali sono stati gli aspetti di forza di un percorso individuale?
Gli aspetti della distanza interpersonale sono gestiti direttamente dalla terapeuta che si può occupare di una sola persona. C’è spazio anche per verbalizzare contenuti forti, non ultima la mancanza di un contatto libero con sé e con gli altri. La DMt deve essere ben preparata perché il controtransfert può toccare molto da vicino. Insegnerò questo alle allieve del III anno, facendo in modo che acquisiscano le competenze per lavorare nell’immediato a partire da ciò che la persona porta sul momento. La Sequenza della Terra sarà un importante elemento di diagnosi attraverso l’osservazione del movimento.
Ci sono stati aspetti che caratterizzano un percorso di gruppo a cui hai sentito in qualche modo di dover rinunciare?
Rinuncio alla DMT tra Oriente e Occidente così come l’ho strutturata negli anni. Completamente! Anzi una cosa la mantengo: la sua flessibilità e adattabilità! Quasi un ossimoro dunque. Mi contraddico continuamente e questo è l’unico modo per non attaccarmi troppo!
In quali termini la relazione ha caratterizzato i percorsi individuali di DMT tra Oriente e Occidente?
Ora dirò una cosa che nella dimensione “orientale” è naturale ma che agli occidentali fa subito pensare in modo distorto: l’energia che cura è sessuale! Una sessualità che viene dal porsi consapevolmente in quello spazio mediano destinato all’essere umano. Centrarsi tra Cielo e Terra significa occupare responsabilmente uno spazio-tempo creativo. Un luogo di scambi energetici proprio a ogni persona e caratteristico dell’umanità. Ciò che rende l’uomo ciò che è e che gli permette di aprirsi all’altro.
Tutto ciò avviene semplicemente attraverso la danza presente in ognuno, la Danza che cura, che aiuta, che mette in relazione. L’energia che circola in un gruppo, anche e soprattutto se non ci si tocca, riattiva centri energetici e meridiani, riferimento costante di una creatività libera. Uno sciamano, alcuni anni fa, mi disse che il mio compito sarebbe stato liberare i bacini delle donne. Quando lo comunicai alle mie utenti esse mi risposero: “Beh… non è quello che hai sempre fatto?”.
La fase di contenimento da parte del DMt è fondamentale, è il costituente stesso del setting terapeutico ma non può arrivare a limitare le possibilità della relazione. Viene meno il senso stesso di una terapia che si definisce, appunto, relazionale.
Per ora quindi sospendo i gruppi, pronta a riprendere quando sentirò di poter offrire qualcosa di nuovo, quando la sensualità dell’Acqua potrà scorrere attraverso una continuità ritualizzata particolare, sperimentata personalmente durante il lockdown e anche online con gli utenti. La mia ricerca è stata intensa ma ancora è prematuro proporla in sala danza. Sarà una Danzaterapia tra Oriente e Occidente che forse non si svilupperà dalla libertà nel contatto e dal piacere della vicinanza ma avrà una forma diversa.
Rimane comunque la possibilità online: solitudini che si incontrano sullo schermo. Ho cambiato molte cose per lavorare così e questo mi ha permesso di stare vicino alle persone e a loro ha consentito di sentirsi comunque parte di un gruppo.
Cosa ha significato nella tua esperienza “diventare il gruppo per l’utente”?
Il gruppo è il grembo accogliente delle possibilità, garante del non giudizio. Nel gruppo ciascuno trova la possibilità di contenere ed essere contenuto. Qualcuno incontra o sogna nelle altre persone riferimenti affettivi che possono avere a che fare con ricordi che in un certo senso vengono ricostruiti grazie all’approccio totalmente non verbale della danza. Il rispecchiamento può avvenire poi anche verbalmente nel cerchio.
La Danzaterapeuta può esercitare queste funzioni (e molte altre!) da sola ma deve lavorare a fondo con se stessa per poter lavorare in un setting pulito.
In assenza degli “altri”, che forma ha assunto il tuo “danzare per sé, danzare per gli altri?”
Strano a dirsi ma la nuova forma è stata la tecnologia! Mando assoli ai miei utenti disabili, lavoro in Smart Learning, ho proposto incontri individuali a medici durante il lockdown. Qualche mese fa avrei detto che non è possibile lavorare così! Poi ho provato la gioia di imparare a fare qualcosa di nuovo. Per gli altri, e per me!
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