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Chi è il Danzaterapeuta: danzare per sé, danzare per gli altri
Il danzaterapeuta è colui (spesso colei!) che, dopo aver vissuto come esperienza personale la DanzaMovimentoTerapia (“danzare per sé”), desidera prepararsi a far sì che altri possano a loro volta compiere un percorso di crescita, di riabilitazione, di cura. (“danzare per gli altri”).
Nella Danzamovimentoterapia (DMT) il canale della relazione d’aiuto è prevalentemente non verbale, il Danzaterapeuta deve essere dunque capace di danzare per gli altri, considerando danza ogni piccolo o grande gesto, parola o silenzio che faciliti il porsi in gioco dell’altro.
La specificità del percorso di formazione che Sarabanda, Scuola di Formazione in DMT APID, propone, considera come base la definizione e il profilo professionale del Danzamovimentoterapeuta APID.
La DMT promuove l’integrazione fisica, emotiva e cognitiva della persona, la sua maturità affettiva e psicosociale, lo sviluppo del suo potenziale creativo.
Si denomina “Danzamovimentoterapeuta” (DMT) una classe di figure professionali operanti in campo clinico e/o socio-educativo, con funzioni di prevenzione, riabilitazione e terapia, per mezzo del linguaggio corporeo (danza e movimento) nelle sue valenze rappresentative, comunicative e simboliche.
Il danzaterapeuta:
conosce il linguaggio corporeo, del movimento e della danza
conosce il processo creativo e le sue implicazioni sul piano emotivo, psicologico e cognitivo, con riferimento a differenti modelli teorici
agisce dette competenze con finalità preventive, riabilitative e terapeutiche nei confronti del disagio sensoriale, motorio, psicologico, relazionale e sociale collaborando con le altre figure professionali deputate al suo trattamento
è in grado di formulare piani di intervento differenziati a seconda dell’utenza coinvolta
svolge la sua pratica in ambito pubblico e privato nel rispetto della deontologia professionale
Questo profilo viene caratterizzato da ciò che a Sarabanda chiamiamo “consapevolezza”, come viene sperimentata attingendo a concetti propri dell’Oriente sulla base di una millenaria cultura del Corpo-Mente
Per ciò che riguarda la Danza Terapeutica possiamo vedere come, seguendo lo schema del Chörten, anche le qualità del Danzaterapeuta possano essere meglio colte grazie alla chiarezza dei 5 Elementi usati come griglia di osservazione.
Con riferimento alle linee guida del Chörten, alcune qualità del danzaterapeuta possono essere così sintetizzate:
TERRA come sapersi porre, CENTRATURA, ACCOGLIENZA
ACQUA come sensibilità, ascolto, FLUIDITÀ/VERSATILITÀ, capacità di con-sentire, di com-muoversi
FUOCO come creatività, sapersi porre, GENEROSITÀ
ARIA come saper ridere, LEGGEREZZA, AUTOIRONIA
VUOTO come non fare (Wu Wei), capacità di viaggiare nelle qualità dei 5 elementi, LIBERTÀ.
Si richiedono al danzaterapeuta competenza e sensibilità ma soprattutto pazienza, umiltà, fiducia.
In questo senso il farsi Vuoto del terapeuta permette l’accoglienza e il non giudizio.
Iniziamo a scorrere dall’Elemento VUOTO, sul quale mi soffermo un po’ di più, considerandolo in questo caso come il grembo delle possibilità da cui gli stessi altri Elementi hanno origine, poi proseguiremo scendendo ad incontrare le qualità di limite e radicamento della terra, passando attraverso Aria, Fuoco, Acqua
Wu Wei, l’agire senza agire, è un’espressione che possiamo trovare nel Tao Te King, il Libro della Via e della Virtù, testo fondamentale del Taoismo: «vuole semplicemente dire che niente emana dall’io.»
Il danzaterapeuta è tenuto dunque a non intervenire ma a con-sonarsi con le possibilità che si aprono per ognuno, è un accordarsi, un armonizzarsi per poter essere semplicemente un ponte, un tramite.
Non agisce forzando ma è in grado di predisporre il terreno dentro e fuori di sé.
Ciò gli dà quell’autoironia dell’ARIA che gli fa creare un clima di lavoro che non pesa, il danzaterapeuta non si attacca a nulla in particolare, sa sorridere con ironia ma anche con tenerezza.
Del FUOCO ha la generosità del dare e del darsi, mettendosi in gioco.
Il Fuoco gli fa anche vedere colori e sfumature, e lo aiuta a porsi in modo determinato e centrato.
L’ACQUA è la sua alleata nelle specchiature, lo porta nel profondo della emozioni, ma il limite del suo coinvolgimento è necessariamente dato dalla Terra.
TERRA è presenza per sé e per gli altri, è fondamentalmente la capacità di accogliere nei limiti corretti della sua figura professionale.
Terra è la precisione con cui definisce le regole del setting, è radicamento e centratura.
Personalmente, amo assimilare la figura del danzaterapeuta a quella di un giardiniere, un giardiniere che prepara la Terra e offre l’Acqua secondo le sue possibilità; sa che il calore del sole necessario non dipende da lui, e nemmeno può controllare i venti, ma guarda il suo giardino con rispetto affettuoso, egli può rimuovere talvolta ostacoli che vengono dai condizionamenti, come piccoli sassi che intralciano la spinta delle radici e può chiedere l’aiuto a buoni concimi come la musica o i materiali.
Il terapeuta deve essere presente al proprio vissuto, solo così può imparare a fare spazio all’altro; una volta accettate le proprie emozioni, esse trovano la loro giusta collocazione. Esse possono divenire addirittura uno stimolo per il lavoro ed acquisire una dimensione centrante. A questo punto lo spazio si fa da sé: dallo stato di presenza del terapeuta deriva la capacità di accogliere. Presenza per sé e per l’altro.
